Oggi sono stata a Milano, al BIT, borsa internazionale turistica. Il fatto che il nome BIT mi faccia venire in mente Immanuel Casto è un altro conto. Non ero mai stata in fiera a Milano: è quasi surreale, è composta da queste strutture tutte lucide e tutte storte che non sono nemmeno brutte. Qua e là c'è qualche laghetto artificiale, orrende sculture e catene di bar. Non saprei dire quanto è grande effettivamente, so solo che perdersi è un gioco. Oggi era divisa in zone: Italia, Mondo e non mi ricordo come si chiama la terza. Le fiere non mi sono mai piaciute tanto, c'è troppo della stessa cosa e alla fine si va un pochino in confusione. Oggi per il BIT giravano persone vestite in maniera caratteristica, c'era Radio 24 in diretta, c'era chi ballava, chi cantava... insomma una gran confusione. Nella sezione Mondo ogni paese cercava di riprodurre l'atmosfera tipica e, nel giro di due passi, passavi dall' India al Sudafrica, dall' Islanda a Cuba, dalla Germania all' Australia. Tutti distribuivano pacchi di cataloghi e cercavano di coinvolgerti. Io mi sono fatta fare un tatuaggio all'hennè nello stand dello Yemen e mi sono fatta venire un' incredibile voglia di viaggiare. Io non ho visto il BIT come il nido dell'economia, ma come un posto per sognatori. Ci voleva un po' meno casino. Un' altra cosa che non mi è bene chiara è perché tutti, ma proprio tutti quelli presenti erano vestiti eleganti: uomini in giacca e cravatta e donne in gonna e tacchi. Chissà perché. Quasi tutti erano da soli, forse pensavo di andare lì a cuccare. Non lo so. Io per dieci minuti oggi mi sono innamorata. Mi sono innamorata di un ragazzo che dava cataloghi nello stand di qualche posto orientale, non so dove, non ho letto il nome, ho guardato lui. Sono sicura che anche Carlotta se ne sarebbe innamorata. Aveva gli occhi azzurri e dei lunghissi rasta raccolti molto bene, abbronzato e pieno di braccialetti, gentile, sorridente. Mi fermo qui. Poi mi sono fatta trascinare dal casino e ora sono decisamenete stanca.
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