“sei mai arrivato a diecimila? A ventimila? A 44354?”
Questa frase è tratta dal libro “Rabbia” di Chuck Palahniuk che ho letto quest'estate su consiglio dell'esperto tuttologo Ale.
Inutile dire che mi ha colpito molto e che mentre la leggevo ho pensato a tutte quelle volte in cui ho sentito il cuore battere lentamente nel mio petto, poi un po' più forte, poi un po' più veloce, fino a quando non l'ho sentito esplodere.
Il battito del cuore è un segno di vita, è giusto che ci sia ma di solito non lo percepiamo, non ci facciamo caso, sembra la cosa più normale del mondo che lui sia li dentro a contrarsi e rilassarsi, pulsando sangue e permettendoci di stare in piedi.
Ci sono però periodi in cui tutto sembra non andare, periodi in cui resti fermo, in silenzio, a controllare che il cuore stia ancora battendo e così in un qualsiasi momento ti trovi li, in mezzo a mille altre persone, fai scorrere una mano lentamente verso la parte sinistra del tuo petto, ti concentri, ed ecco che non senti più nulla, tutto sembra tacere, tutto sembra fermo e così ti fai prendere dal panico. Agitandoti è come se il cuore all'improvviso si svegliasse, in modo troppo violento però. Inizia a cavalcare e questa volta la mano la tieni sul petto per paura che scappi via. Non serve però tenere la mano sul petto perché tanto quelle frastornanti vibrazioni le senti in ogni angolo del tuo corpo, nelle mani, nei piedi, nella pancia, perfino in faccia. E allora vorresti non sentirlo, lo vorresti di nuovo in silenzio.
Il nostro cuore, che in fondo non è altro che un muscolo un po' speciale, rappresenta tutto quello che siamo e che proviamo...insomma secondo me lo capisce prima lui se c'è qualcosa che non va.
Davanti ai fatti quotidiani lui si fa sentire, un po' ti agita ma un po' ti ricorda che ci sei, che la vita è fatta anche di momenti tesi e che bisogna essere pronti ad affrontarli.
Prima di fare un esame lo senti che ti parla, a volte sembra suggerirti di scappare, di prendere quella porta laggiù e tirare un sospiro. Per fortuna però c'è qualcuno accanto a te che ti dice di non ascoltarlo. La mattina quando sei ancora a letto, mentre stai facendo un sogno fantastico, la sveglia suona e l' improvviso acceleramento del cuore ti fa tornare alla realtà, ti fa capire che devi affrontare una nuova giornata. Quando siamo tranquilli e sentiamo arrivare qualcuno che ci sconvolgerà la quiete, quando stiamo cercando di spiegare qualcosa di non molto chiaro neanche per noi, quando vogliamo far capire a tutti i costi che abbiamo ragione noi, quando veniamo a sapere qualcosa che non avremmo voluto sapere, quando rimaniamo di stucco, quando non ci aspettiamo qualcosa, quando vediamo la persona che amiamo, quando ci arrabbiamo e quando siamo felici lui è li che un po' ci comanda, che batte dentro di noi. Lui è un po' noi.
Questa frase è tratta dal libro “Rabbia” di Chuck Palahniuk che ho letto quest'estate su consiglio dell'esperto tuttologo Ale.
Inutile dire che mi ha colpito molto e che mentre la leggevo ho pensato a tutte quelle volte in cui ho sentito il cuore battere lentamente nel mio petto, poi un po' più forte, poi un po' più veloce, fino a quando non l'ho sentito esplodere.
Il battito del cuore è un segno di vita, è giusto che ci sia ma di solito non lo percepiamo, non ci facciamo caso, sembra la cosa più normale del mondo che lui sia li dentro a contrarsi e rilassarsi, pulsando sangue e permettendoci di stare in piedi.
Ci sono però periodi in cui tutto sembra non andare, periodi in cui resti fermo, in silenzio, a controllare che il cuore stia ancora battendo e così in un qualsiasi momento ti trovi li, in mezzo a mille altre persone, fai scorrere una mano lentamente verso la parte sinistra del tuo petto, ti concentri, ed ecco che non senti più nulla, tutto sembra tacere, tutto sembra fermo e così ti fai prendere dal panico. Agitandoti è come se il cuore all'improvviso si svegliasse, in modo troppo violento però. Inizia a cavalcare e questa volta la mano la tieni sul petto per paura che scappi via. Non serve però tenere la mano sul petto perché tanto quelle frastornanti vibrazioni le senti in ogni angolo del tuo corpo, nelle mani, nei piedi, nella pancia, perfino in faccia. E allora vorresti non sentirlo, lo vorresti di nuovo in silenzio.
Il nostro cuore, che in fondo non è altro che un muscolo un po' speciale, rappresenta tutto quello che siamo e che proviamo...insomma secondo me lo capisce prima lui se c'è qualcosa che non va.
Davanti ai fatti quotidiani lui si fa sentire, un po' ti agita ma un po' ti ricorda che ci sei, che la vita è fatta anche di momenti tesi e che bisogna essere pronti ad affrontarli.
Prima di fare un esame lo senti che ti parla, a volte sembra suggerirti di scappare, di prendere quella porta laggiù e tirare un sospiro. Per fortuna però c'è qualcuno accanto a te che ti dice di non ascoltarlo. La mattina quando sei ancora a letto, mentre stai facendo un sogno fantastico, la sveglia suona e l' improvviso acceleramento del cuore ti fa tornare alla realtà, ti fa capire che devi affrontare una nuova giornata. Quando siamo tranquilli e sentiamo arrivare qualcuno che ci sconvolgerà la quiete, quando stiamo cercando di spiegare qualcosa di non molto chiaro neanche per noi, quando vogliamo far capire a tutti i costi che abbiamo ragione noi, quando veniamo a sapere qualcosa che non avremmo voluto sapere, quando rimaniamo di stucco, quando non ci aspettiamo qualcosa, quando vediamo la persona che amiamo, quando ci arrabbiamo e quando siamo felici lui è li che un po' ci comanda, che batte dentro di noi. Lui è un po' noi.
2 commenti:
"I colibrì, definiti nei paesi dell'america latina "beijaflor", (in italiano, "bacia-fiori") per la loro eleganza nel prelevare il nettare in volo dai fiori, più simile ad un soffice bacio che al semplice cibarsi, sono piccoli uccelli...Il loro battito cardiaco, la cui frequenza media è circa 10 volte quella di un essere umano, può raggiungere picchi di 1260 battiti al minuto". tu mad hai mai raggiunto questi picchi?
Non ho mai contato i miei battiti ma sono quasi sicura che il mio cuore si sia avvicinato a quello di un colibrì, o meglio, credo si sia avvicinato ed essere un colibrì.
Posta un commento