mercoledì 1 dicembre 2010

Big city life

E' bello girare in una città straniera e osservare i comportamenti delle persone. Io sarò banale, ma credo proprio che a livello di educazione e aiuto reciproco, noi italiani siamo i peggiori. In qualsiasi posto del mondo ci si trovi gli italiani si riconoscono al volo, è istintivo.
Ora io sono a New York, di italiani ce ne sono tanti, non troppi, ci sono molti più spagnoli e francesi. Secondo me gli americani, o per lo meno i newyorkesi, non ci vogliono molto bene. Nei cartelli "importanti", tipo quelli degli aereoporti, le indicazioni sono scritte in tutte le lingue tranne che in italiano: portoghese, cinese, arabo, turco, ma niente italiano. Ma non ha importanza. E' la seconda volta che vengo a NewYork: ho visto poco la prima volta e sto vedendo poco anche questa volta. Nonostante questo ho scoperto mille posti nuovi, visto angoli speciali e camminato in strade mai viste. Ok, anche ogni volta che vado a Milano scopro posti nuovi, ma l'entusiasmo è un pochino meno. In questi giorni sono qui con mia mamma, non so se è la sua presenza, non so se è il fuso orario, ma tutte le mattine alle 6 e mezza/7 sono in piedi, o meglio sono già a fare colazione. Sono belle le grandi città a quell'ora, c'è già in giro un bel po' di gente ma tutti sono più tranquilli, sembrano andare a rallentatore, sembrano sorridere. Qui a New York sono particolarmente belli i lavoratori: camminano sicuri su questi marciapiedi enormi vestiti molto eleganti ma con ai piedi le scarpe da tennis, zaino in spalla, i-pod nelle orecchie e bicchierone di caffè in mano. Sembrano felici e contenti del lavoro che stanno andando a fare e rendono felice me che li guardo.
Anche se sono qui da soli 4 giorni ho già un omino della colazione di fiducia, già al primo giorno mi sono classificata come un'affezionata. Il gestore è un signore molto gentile e simpatico che ha già imparato quello che prendiamo e quello che ci serve, ha mille tipi di muffin, decine di torte: ormai gli voglio bene.
Di questa città mi piacciono tutti i posti in cui si mangia, mi piacciono le dosi enormi, l'acqua naturale sempre sul tavolo, mille salse e salsine da usare a proprio piacimento, il take away e il poter portare a casa gli avanzi. Provate in Italia a chiedere se vi mettono in una vaschetta quel boccone che avete lasciato nel piatto... Di questa città mi piacciono anche le persone e il loro modo di fare. In Italia, per strada, molto raramente si vedono persone andare in giro da sole, sono quasi sempre in due o a gruppetti; qui invece la maggior parte è in giro da sola e nessuno sembra soffrire di solitudine. Non so, io ho l'impressione che qui le persone siano più serene, tranquille e rilassate. Nonostante il perenne caos che c'è in ogni centimetro non ho ancora visto nessuno urlare, gesticolare o innervosirsi.
L'altra cosa che ho imparato in questi giorni è che gli americani o sono pazzi, o sono calorosi o non hanno percezione termica. Ci saranno 3 o 4 gradi e questi vanno in giro con le magliette a maniche corte, scollati, le donne in gonna senza calze... mah. Qualcuno ha comunque ai piedi gli stivali di pelo, a caso. Io sono coperta dalla testa ai piedi con innumerevoli strati di vestiti, e sto appena appena bene.
Non credo che ci vivrei in un posto come questo, per lo meno non vivrei nel cuore di Manhattan. Oggi sono stata ad Harlem e mi è sembrata una zona decisamente più umana, forse lì ci farei un pensierino. Non lo so. Il problema grosso è che in qualsiasi posto io vada mi sembra meglio di quello in cui vivo. Non ho ancora le idee chiare. Qui mi piace, e per adesso questo è l'importante.

1 commento:

Mad ha detto...

chiozzi la deve smettere di modificarmi i post!