Negli ultimi tre anni della mia vita, escludendo i mesi estivi, ho preso una media di tre treni a settimana, ho attraversato una media di 21 stazioni e sono passata su altrettanti binari.
Le stazioni che meglio conosco sono quelle di Brescia e di Padova, al secondo posto metterei Pavia e Milano, al terzo Vicenza, al quarto Desenzano del Garda e le restanti a pari merito poiché le ho viste attraverso un finestrino.
In questi tre anni ho preso treni di tutti i generi: regionali, intercity, eurostar, eurostarcity...
In questi tre anni ho avuto mille compagni di viaggio diversi, ho visto qualche centinaio di controllori, valigie di tutti i colori, gente senza biglietto nascosta nei bagni, ho sentito tante, forse troppe, suonerie di cellulari polifonici o meno, ho ascoltato parlare almeno in 7 lingue diverse, ho curiosato in più di 50 conversazioni di sconosciuti, ho letto molti libri, ho guardato città e campagne scorrermi sotto il naso.
In questi tre anni ho provato almeno 20 sensazioni diverse ogni volta che mi trovavo su una banchina, rigorosamente dietro la linea gialla, di una qualche stazione.
Le stazioni però devo dire mi mettono un po' di tristezza...forse non proprio tristezza, forse più malinconia... non so bene nemmeno io.
Ai bordi dei binari capita spesso di vedere coppie più o meno giovani che si salutano abbracciandosi, baciandosi, magari piangendo. Io un po' di sfuggita guardo loro, un po' mi fanno tenerezza, un po' mi chiedo per quanto tempo non si vedranno, un po' mi spiace per loro, mi immagino la loro storia.
Quando salgo sul treno, mi siedo nel posto più isolato che trovo, mi creo il mio spazio e guardo fuori dal finestrino... sulla banchina di solito c'è mia mamma o mio papà che stanno li finché il treno non è partito. Sono lì immobili a guardare fisso in alto e aspettano il fischio del ferroviere. Anche se devo stare via solo qualche ora ogni volta in quegli attimi mi sale un po' il magone e mi viene voglia di correre giù dal treno e di non partire. Invece resto lì. Quasi sempre resto lì.
Alcune volte mi è capitato di arrivare in stazione, salutare il parente dell'occasione fare i primi due scalini, bloccarmi e tornare indietro. Ebbene sì, mi è capitato di non riuscire a salire su uno stupido treno, di aver paura. Paura di non poter far inversione di marcia, paura delle fermate troppo rigorose.
Le volte in cui invece parto insieme al treno, a metà viaggio circa mi rilasso del tutto e inizio a essere di buon umore perché so che per qualche giorno cambierò aria, che per qualche giorno sarò libera, che per qualche giorno sarò a Padova.
Al ritorno tutto è un po' diverso, in treno dormo, so che quando arriverò a Pavia ci sarà qualcuno pronto ad abbracciarmi e io già a Verona ho voglia di un bacio.
Le stazioni che meglio conosco sono quelle di Brescia e di Padova, al secondo posto metterei Pavia e Milano, al terzo Vicenza, al quarto Desenzano del Garda e le restanti a pari merito poiché le ho viste attraverso un finestrino.
In questi tre anni ho preso treni di tutti i generi: regionali, intercity, eurostar, eurostarcity...
In questi tre anni ho avuto mille compagni di viaggio diversi, ho visto qualche centinaio di controllori, valigie di tutti i colori, gente senza biglietto nascosta nei bagni, ho sentito tante, forse troppe, suonerie di cellulari polifonici o meno, ho ascoltato parlare almeno in 7 lingue diverse, ho curiosato in più di 50 conversazioni di sconosciuti, ho letto molti libri, ho guardato città e campagne scorrermi sotto il naso.
In questi tre anni ho provato almeno 20 sensazioni diverse ogni volta che mi trovavo su una banchina, rigorosamente dietro la linea gialla, di una qualche stazione.
Le stazioni però devo dire mi mettono un po' di tristezza...forse non proprio tristezza, forse più malinconia... non so bene nemmeno io.
Ai bordi dei binari capita spesso di vedere coppie più o meno giovani che si salutano abbracciandosi, baciandosi, magari piangendo. Io un po' di sfuggita guardo loro, un po' mi fanno tenerezza, un po' mi chiedo per quanto tempo non si vedranno, un po' mi spiace per loro, mi immagino la loro storia.
Quando salgo sul treno, mi siedo nel posto più isolato che trovo, mi creo il mio spazio e guardo fuori dal finestrino... sulla banchina di solito c'è mia mamma o mio papà che stanno li finché il treno non è partito. Sono lì immobili a guardare fisso in alto e aspettano il fischio del ferroviere. Anche se devo stare via solo qualche ora ogni volta in quegli attimi mi sale un po' il magone e mi viene voglia di correre giù dal treno e di non partire. Invece resto lì. Quasi sempre resto lì.
Alcune volte mi è capitato di arrivare in stazione, salutare il parente dell'occasione fare i primi due scalini, bloccarmi e tornare indietro. Ebbene sì, mi è capitato di non riuscire a salire su uno stupido treno, di aver paura. Paura di non poter far inversione di marcia, paura delle fermate troppo rigorose.
Le volte in cui invece parto insieme al treno, a metà viaggio circa mi rilasso del tutto e inizio a essere di buon umore perché so che per qualche giorno cambierò aria, che per qualche giorno sarò libera, che per qualche giorno sarò a Padova.
Al ritorno tutto è un po' diverso, in treno dormo, so che quando arriverò a Pavia ci sarà qualcuno pronto ad abbracciarmi e io già a Verona ho voglia di un bacio.
8 commenti:
Te la ricordi, questa pubblicità?
La trasmettevano qualche anno fa... e io la trovavo bellissima :-)
no,non me la ricordavo! è carina! :)
:)
Io però me ne ricordavo una versione leggermente diversa, a dire il vero, che non sono riuscita a trovare su YouTube: intanto, non c'era il tizio che si metteva a parlare delle zuppe nel bel mezzo dello spot :P Al posto del tizio, c'era qualche inquadratura in più della ragazza, che faceva una faccina malinconica ed era doppiata in tono un po' più "triste".
E poi alla fine ritornava il ragazzo in bicicletta, e tutti erano felici e contenti :D
Era più bella, quella versione, uffa.
Solo che non sono riuscita a trovarla u.u
io me la ricordo ed era bellissima!
proverò a cercarla!:)
aspettare qualcuno al binario, cominciare a sorridere a un quarto d'ora dall'arrivo, riempire qualcuno di baci prima di partire, e saltargli in braccio appena scesa dal treno...quante saranno le storie d'amore che, oltre che su un normale rapporto faccia a faccia, si basano sulla fantasia che viaggia più veloce dei lentissimi treni regionali?
sicuramente sono tantissime, ed è bellissimo....proprio come dice la pubblicità:il bello dei treni è che oltre ad andare tornano anche...
Posta un commento