sabato 27 novembre 2010

Aerei e atterraggi

Nella mia vita ho preso un discreto numero di aerei, direi circa 50. Non ho paura di volare, diciamo che non mi esalta, non è tanto l'idea di essere sospesa nel vuoto a infiniti chilometri di altezza, ma piuttosto quella di non poter uscire a prendere una boccata d'aria. Ho fatto viaggi di 40 minuti e alcuni di 11 ore, ma non mi sono mai fatta turbare particolarmente. Ogni tanto sudo freddo quando si finisce nel bel mezzo di una tormenta e l'areo inizia a sballottolarti a destra e a sinistra. Quando capita io chiudo gli occhi e immagino di essere su un treno, d'altra parte anche il treno fa mille rumori e ti fa sobbalzare quando cambia binario.
La cosa che in assoluto preferisco è l'atterraggio; trovo stupendo vedere la città comparire tra le nuvole, piccola, piccolissima, sembra solo una cartina geografica. Poi pian piano vedi i laghi, poi i palazzi, poi le strade, poi le macchine, poi i cartelloni pubblicitari, poi le persone e infine puf: sei anche tu parte di quel mondo. Ancora più bello, o forse solo diversamente bello, è quando arrivi in una piccola isola e sembra quasi che la pista d'atterraggio non esista. Ricordo a Santorini che l'aereo prima di centrare la pista ha fatto 4 o 5 giri in tondo. Spettacolare l'arrivo a Male, lì davvero la pista non esiste! Sia a destra che a sinistra c'è questo mare azzurro che più azzurro non si può, delle piccole macchie di sabbia bianchissima e si intravede il disegno più scuro che creano i coralli sott'acqua. Vedi solo mare e a un certo ponto boing, sei a terra e ti chiedi come sia possibile perché tu vedi ancora solo mare. La pista di atterraggio più incredibile che io abbia visto è però, senza dubbio, quella di Gibilterra. E' in mezzo alla strada principale della città e ha le strisce pedonali che l'attraversano. E' difficile da spiegare, guardate la foto che è meglio.
L'atterraggio più recente è stato quello di ieri, a New York. Tutta un'altra storia, aereoporto enorme e piste giganti. Arrivando si vedono parchi, un mare blu scuro, quasi grigio e campi da beseball.
Inutile dire che l'arrivo in Italia, per di più a Malpensa, è sempre il più triste di tutti.

Nessun commento: