martedì 24 febbraio 2009

LA NOSTRA CRISI ATTENDE IL SUO KEYNES

Anche se non siete economisti, forse ne avrete sentito parlare: ultimamente di lui hanno parlato un po' tutti, spesso a sproposito. Lui è John Maynard Keynes, intellettuale ed economista che per primo interpretò la crisi del '29 e che seppe ispirare il New Deal di Roosvelt, grazie al quale l'America uscì, infine, dalla recessione più lunga della sua storia.

La nostra crisi attende il suo Keynes.

Nell'attesa, qualche vecchia parola che magari non sembrerà tanto ricoperta di polvere, alla luce di quello che vediamo oggi coi nostri occhi e leggiamo sui giornali.

“Ci troviamo a soffrire di una forma virulenta di pessimismo economico. E’ opinione comune che il progresso economico sia finito per sempre; che il miglioramento del tenore di vita abbia imboccato una parabola discendente; che per il prossimo decennio ci si debba aspettare un declino della prosperità. [...]
Ma noi dobbiamo tornare a porre i fini avanti ai mezzi, ad anteporre il buono all’utile. Dobbiamo onorare chi può insegnarci a cogliere meglio l’ora e il giorno, quelle deliziose persone capaci di apprezzare le cose fino in fondo. Ciò che nascerà dalle ceneri di questa crisi dovrà essere qualcosa di molto diverso dal capitalismo come lo abbiamo fin qui conosciuto:
un giorno, l’amore per il denaro sarà, agli occhi di tutti, un’attitudine morbosa e repellente.”

Speriamo che avesse visto giusto...

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