martedì 9 agosto 2011

Berlino

Questo è il mio terzo e credo ultimo giorno a Berlino. Me ne sono innamorata. Tra le città viste fino adesso di sicuro questa è la mia preferita. È molto grande, piena di angoli verdi e di grandi piazze. Anche se ci sono milioni di turisti provenienti da ogni parte del mondo, non si ha mai la sensazione di caos o di schiacciamento che si ha in altre città. Ci sono monumenti maestosi ma con talmente tanto spazio attorno che fanno quasi tenerezza. I tedeschi non mi sono mai stati tanto simpatici ma ora li sto rivalutando perché con la loro precisione e pulizia rendono una metropoli un posto x tutti. Ci sono enormi orsi un po' ovunque, edifici pieni di graffiti e strutture modernissime. Mi piace, è un posto in cui mi sento a mio agio.
Voto a questa città 9 e mezzo; perde un mezzo punto nell'organizzazione della metropolitana, se non sai il tedesco non capisci nulla.

sabato 23 luglio 2011

Ricordi insignificanti

Fatti, persone, cose o sensazioni che, senza nessun motivo specifico, sono scolpiti vividi e indelebili nella mia memoria, che ricorda solo ciò che piace a lei ricordare.

Un mio compagno di classe, il primo giorno del primo anno di liceo, che io e un altro mio amico non riuscivamo a capire se fosse maschio o femmina. Era maschio.

Una notte di luglio in macchina a Roma, passando di fianco alle terme di Caracalla illuminate, con Sting a far da colonna sonora. 

Un bruttissimo maglione (?) giallo, o arancione, probabilmente di lana ma a maglie molto larghe, che una mia amica aveva su la prima volta che l'ho vista. Qualcosa come undici anni fa, credo. 

Una passeggiata a Ticino, in un freddo ma soleggiato giorno di gennaio di sette anni fa, in cui avevo su un paio di consumatissimi pantaloni di velluto beige che continuavano a cadermi perché mi ero dimenticato la cintura. E una ragazza che mi infilava la mano nella tasca dietro, senza capire che peggiorava solo la situazione!

Gli squallidi letti a castello di una pensione ancora più squallida a Romagnese, dove a sette anni per la prima volta i miei mi spedirono "in vacanza" senza di loro.

Un mobiletto di legno che tenevo in camera mia, e che adesso è finito in cantina. E' un oggetto strano, alto e stretto e con un'apertura di legno a scorrimento, che però funziona male: si riesce ad accedere comodamente solo ai cassetti più in alto. Per arrivare a quelli più in basso bisogna fare delle manovre strane e un notevole sforzo. In uno di questi cassetti in basso avevo messo un vecchio cellulare rotto, che però non volevo buttare via perché su c'erano dei messaggi a cui tenevo, ma non potevo neanche lasciarlo in giro per la stanza perché la ragazza con cui stavo all'epoca non doveva leggere quei messaggi. Per quel che ne so, potrebbe essere ancora lì.

La maestra alle elementari che ci fa leggere il testo di Via Gluck e poi ci dice che noi invece viviamo già nel cemento, e non avremo dei bei tempi da rimpiangere. E io invece che ricordo quando da bambini giocavamo a calcio in strada perché c'erano poche macchine.

La faccia della commessa di FootLocker l'undicisettembreduemilaeuno, quando la radio interruppe Santana per dare la notizia. E la prima cosa che pensai fu che doveva essere uno scherzo. 

You were always on my mind in macchina, a volume altissimo, per le strade di Adelaide, South Australia, senza sapere che quello era Elvis. 

domenica 17 luglio 2011

Laureata



Eccomi, ora sono laureata. La colazione dei campioni che ho fatto venerdì mattina è stata abbastanza efficace, sono stata tranquilla e non ho avuto strani movimenti di pancia. Ho esposto la mia interessantissima tesi sui diabetici e le funzioni cognitive e sono diventata dottoressa a tutti gli effetti. Vi chiederete con che voto  mi sono laureata... ovviamente con il voto più ridicolo che ci sia: 109. E vabè, che dire, forse me lo aspettavo anche se fino al giorno prima pensavo che piuttosto che 109, 108. E' andata così, sono contenta e alleggerita e alla fine quel 109 mi sta piuttosto simpatico. Ora non mi resta che pensare alla festa, o meglio, alla super festa che stiamo organizzando e alla quale "pochi" e selezionatissimi invitati potranno partecipare.
Ora tocca ad Ale, in bocca al lupo a lui.

venerdì 15 luglio 2011

Scusate, sto andando a laurearmi

Sto facendo la colazione dei campioni prima di, ebbene sì, andare a laurearmi. Vi chiederete che voglia ho, un' ora prima della seduta di laurea, di mettermi a scrivere un post. Sicuramente più voglia che rileggere le slide e quelle robe lì. Non sono tanto nervosa. Ho solo un po' di nausea, un po' di mal di pancia, un po' di tachicardia, un po' di tic e un po' di tremori ma no, nel complesso non sono troppo nervosa. Ora mi lavo, mi infilo il mio vestito a fiori, prendo lo zaino (sì, vado a laurearmi con lo zaino) e vado. In bocca al lupo Maddy. Buona giornata a tutti voi.

mercoledì 6 luglio 2011

Foto profilo

Stavo facendo una (profonda) riflessione sulle foto che le persone usano come foto profilo su Facebook. C'è qualcuno che ha un album "foto profilo" con 578 foto, questo vuol dire che ogni due giorni la cambiano; qualcuno, al contrario, ne ha tre o quattro che fa girare una volta ogni 6 mesi. Poi ci sono quelle dei liceali che sono piene di frasi di canzoni e cuoricini qua e là. Poi ci sono quelli che hanno una certa popolarità, quei personaggi un po' famosi, che in realtà di famoso non hanno niente ma sono quel tipo di persona che tutti, in città e non, sanno chi è; questi personaggi popolari possono mettere qualsiasi foto, che rappresenti qualsiasi cosa e, nel giro di 5 minuti, hanno 35 like. Poi ci sono le fighe, o meglio quelle che nel corso della loro storia si sono guadagnate il titolo di fighe, che mettono foto in cui si intravedono pezzi di sedere o di tette e ricevono decine di commenti da uomini che si complimentano e fanno faccine che strizzano l'occhio. No, lei non ve la darà. Poi ci sono quelli e quelle brutti che usano come immagine del profilo il loro animale domestico, oppure un primo piano di un loro occhio e, in quest'ultimo caso, ricevono complimenti da due o tre amici stretti che le, o gli, dicono di essere fantastica. Ora, facciamoci una domanda: esiste un occhio che, se fotografato in primo piano, è brutto? E' davvero dura. Poi c'è la categoria di quelli che si fanno fare apposta foto "incredibili" da postare su Facebook, quelli che usano la foto della sbronza della sera prima e che sembrano dirti "io posso", quelle che si fanno fotografare con l'amica e scrivono "sei la mia vita", quelli che... quelli che...
Poi ci sono quelli che mettono foto di gruppo, quelli che mettono scritte, quelli che mettono foto di altri, o che mettono cose a caso. E poi ci sono quelli che mettono un po' di tutto, che mettono anche foto carine. Insomma è tutto fatto per mettersi un po' in mostra, per dimostrare agli altri che la nostra vita  non è noiosa ma che anche noi facciamo un po' di tutto e ce la spassiamo. Infondo Facebook serve a questo no? Sì, per restare in contatto con qualche amico ma, fondamentalmente, per metterci in mostra.

lunedì 4 luglio 2011

Decidere

Nella vita dobbiamo prendere tante decisioni, alcune sono obbligatorie, altre sono una nostra scelta. Mi spiego. Scegliere che lavoro faremo, a che liceo ci iscriveremo, quale casa comprare, sono decisioni obbligatorie, che prima o poi ci toccano; scegliere dove andremo in vacanza, che vestito mettere, se prendere un cane, se allontanarci da casa, queste sono delle scelte perché non è obbligatorio cambiare città, andare in vacanza o prendere un cane. E così, come se le decisioni che dobbiamo prendere non fossero abbastanza, decidiamo di voler decidere anche per diletto. E' bello avere una scelta tra diverse opportunità ma provate a pensare quanto sarebbe più facile se ci fosse una e una sola cosa da fare. Niente dubbi, niente nervosismi, niente delusioni per nessuno. E sì, perché prendendo una decisione non sempre possiamo fare contenti tutti. A un certo punto bisogna decidere se è meglio fare contenti gli altri o se stessi. Anche questa, tanto per cambiare, è una decisione. Gli altri vorrebbero non rimanere mai delusi, ma è impossibile. Fare contenti tutti e sempre è impossibile. A volte gli altri magari cercano anche di farti cambiare idea, o di ostacolare il percorso verso una tua decisione. A quel punto ci tocca decidere se arrenderci e lasciarli fare o se continuare imperterriti per la nostra strada. Io non lo so cosa vorrò fare, non so cosa deciderò di decidere ma sono contenta di non avere un'unica possibilità perché so che poi mi starebbe stretta.

domenica 3 luglio 2011

"Ah, e con chi sei?"

La situazione è la seguente: sei al bar, in università, fuori da lavoro, in piscina, o in qualsiasi altro posto, e sei lì con un'altra persona. Ti suona il telefono, e chi c'è dall'altro lato ti chiede: dove sei? - in facoltà - ah, e con chi sei?
Ecco, forse a te sembra una domanda banalissima: per me è uno psicodramma concentrato nello spazio di pochi secondi. In un istante mi passano per la testa cento domande e nessuna risposta. Sempre in quella brevissima frazione di tempo, cerco di calmarmi e ragionare: la prima questione è qual è il grado di confidenza tra te e la persona con cui stavi parlando prima che suonasse il telefono. La seconda questione è qual è il grado di confidenza tra te e chi ti ha chiamato. La terza questione è: le due persone si conoscono? e quanto bene si conoscono?
Probabilmente non sono ancora riuscito a spiegare la gravità della cosa. Ci provo con un esempio. Se alla domanda "con chi sei?" rispondi "nomecognome" (un po' sottovoce, e rapido come se questo impedisse a chi è lì con te di sentirti), allora subito dopo ti senti in colpa: hai fatto la figura di quello che tiene le distanze, che chiama gli altri per nomecognome. Se rispondi con un soprannome, con il nome abbreviato o cose simili, corri il rischio che chi è al telefono con te non capisca a chi tu ti stia riferendo, e quindi ti chieda "ale chi?" e lì il dover spiegare ale-restodelnomecognome diventa ancora più imbarazzante. Per di più, a volte non lo sai il nome di chi è con te: e lì è il disastro. Con chi sei? - Sono con con il Minni - il Minni chi? - eh, bella domanda. 
Ad aggravare tutto, c'è la sensazione che la persona che è lì con te, mentre tu parli al telefono e affronti la tua crisi interiore, ti fissi insistentemente. E sembra che sappia perfettamente che dall'altra parte ti hanno chiesto con chi sei? e aspetti solo di vedere come rispondi.

Il mio problema, è che io sbaglio sempre. 
E odio tutti voi che quando mi parlate al telefono mi chiedete: con chi sei?